Il pericolo di infezioni nosocomiali causato da organismi resistenti è in costante aumento. In ospedale le condutture dell'acqua sono spesso un serbatoio di questi germi. A queste conclusioni è giunto un ampio studio (Gorden et al., CID 2017:64) che ha analizzato approfonditamente più di 3.000 pubblicazioni, tra cui 32 articoli. Molti focolai e infezioni risalgono a organismi resistenti ai carbapenemi (CRO) che si diffondono da rubinetti, soffioni della doccia e sifoni.
Come mostrano i processi di analisi genetica, i pazienti e il personale che entrano in contatto con gli impianti idrici contribuiscono in misura rilevante alla diffusione di CRO. Quando i germi resistenti si fissano a rubinetti e soffioni della doccia, essi formano un biofilm e da lì si insediano in sifoni e scarichi. Oltre a Pseudomonas aeruginosa (41% dei casi), con le resistenze nei sifoni sono stati accertati in misura notevole Klebsiella, Acinetobacter e enterobatteriacee. Nella diffusione delle resistenze un ruolo decisivo è svolto dalla trasmissione dei geni (trasferimento di plasmidi) dei microrganismi.
Interruzione delle vie di contaminazione tramite barriere durevoli
Le possibili contromisure per fermare i focolai sono la disinfezione chimica giornaliera dei sifoni e il riscaldamento o la sostituzione della rubinetteria. Tuttavia, per impedire la pericolosa diffusione di CRO anche a medio e lungo termine, sono necessarie barriere durevoli.
Tra queste c'è soprattutto l'impiego di filtri sterili terminali, che sono in grado di dimostrare un'efficace protezione retrograda per tutta la loro durata d'impiego. La loro utilità specifica risiede nella loro efficacia in entrambe le direzioni: da un lato trattengono i germi provenienti dagli impianti idrici, dall'altro agiscono anche contro le contaminazioni provenienti dall'esterno nel punto di lavaggio. Solo così è possibile una vera protezione degli impianti idrici da CRO.
I filtri dell'acqua di lunga durata e dal costo ridotto che trattengono i germi in una sola direzione non sono invece sufficienti ad ottenere la protezione richiesta in un ospedale.
Gli alloggiamenti del filtro batteriostatici impediscono la contaminazione
Anche la Commissione per l'igiene ospedaliera e la prevenzione di infezioni del Robert Koch-Institut si pronuncia per l'impiego di filtri sterili terminali nella sua raccomandazione „Anforderungen an die Infektionsprävention bei der medizinischen Versorgung bei immunsupprimierten Patienten" (Requisiti della prevenzione di infezioni nell'assistenza medica a pazienti immunosoppressi). Nello specifico ci si deve assicurare „di evitare che una contaminazione dei filtri dall'esterno provochi un trasferimento di agenti patogeni la cui trasmissione nosocomiale va evitata tramite i filtri (cat. II)."
Decisiva è la proprietà antibatterica delle superfici in plastica del filtro sterile. Questa proprietà si determina con una misurazione della riduzione dei germi sulla superficie del filtro conformemente alla norma ISO 22196 e va chiaramente dimostrata per l'intera durata d'impiego clinico. In questo contesto è deplorevole che invece alcuni fabbricanti di filtri pubblicizzino una durata di vita dei filtri liberamente selezionabile da 1 a 4 mesi e contribuiscano così all'incertezza dei clienti.